La “precision medicine” applicabile alla cura della depressione?

La “precision medicine” applicabile alla cura della depressione?

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La depressione è una condizione molto diffusa il cui trattamento viene determinato su base individuale con metodi empirici di “trial and error”. Questo si traduce in un faticoso e lungo periodo di tentativi con farmaci anti-depressivi di varie categorie e dosi, eventualmente associati a sedute psico-terapeutiche.
Un recente studio guidato da Leanne Williams, docente di psichiatria e scienze comportamentali alla Stanford University, ha applicato l’esame funzionale MRI a 80 pazienti con depressione e a volontari sani per determinare quali aree del cervello venissero attivate quando ai soggetti venivano mostrate particolari immagini.
In particolare, Williams era interessata a studiare gli effetti sulla amigdala, organo coinvolto nelle reazioni emotive e nei disturbi del carattere. In associazione agli effetti visibili con lo MRI funzionale, Williams interrogava i pazienti sulla loro infanzia per vedere se e quanto fossero stati esposti a episodi di stress e traumi.
Successivamente, i pazienti venivano assegnati su base random a un trattamento di 8 settimane con antidepressivi di varie categorie. Il grado di attivazione dell’amigdala di fronte ai vari tipi di immagini, comparato ai dati pre-trattamento, era indicativo con un buon grado di accuratezza della risposta del paziente al farmaco ricevuto.
Questo tipo di esame sembra perciò poter determinare direttamente e rapidamente se il paziente risponde o non risponde a un dato tipo di trattamento farmacologico, il che consentirebbe di evitare il lungo, costoso e faticoso periodo di “trial and error” cui sono oggi sottoposti i pazienti in depressione.

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Questa notizia è stata pubblicata sulla nostra newsletter del 11 luglio 2017. Se vuoi ricevere la nostra newsletter iscriviti qui!